Più che automobilistico, è un termine di origine nautica (ma pure aeronautica) che indica il movimento oscillatorio di innalzamento e abbassamento di poppa o prora (rispettivamente la parte posteriore e quella anteriore di un’imbarcazione) intorno all’asse trasversale che passa per il baricentro.
Per le barche generalmente ha un’origine esterna (il moto delle onde), mentre per le auto (come pure per le moto) il beccheggio viene innescato dal veicolo stesso: può essere generato da una vigorosa accelerazione (che col marcato trasferimento di carico dall’avantreno al retrotreno provoca l’abbassamento della coda e l’innalzamento del muso), oppure da una decisa frenata (che spostando il carico longitudinale da retrotreno ad avantreno, causa l’affondamento del muso e il sollevamento della coda).
Si fa di tutto per evitarlo
Si tratta di un fenomeno tanto fastidioso durante la marcia in rettilineo (certe vetture con le sospensioni troppo soffici, o “scariche”, fanno quasi venire il “mal di mare”), quanto deleterio per l’equilibrio dinamico del veicolo soprattutto nelle fasi di percorrenza delle curve (dove basta agire anche leggermente sul comando dei freni o su quello dell’acceleratore per generare penalizzanti scomponimenti dell’assetto).
I progettisti lavorano assiduamente per controllare e mitigare gli effetti del beccheggio, cercando di contrastarlo sia inserendo barre e opportuni giochi di leve nei cinematismi delle sospensioni, sia frenando l’idraulica in compressione, come pure irrigidendo le molle (e nel contempo rallentando l’escursione dell’ammortizzatore posteriore in estensione). I sistemi che si oppongono al trasferimento di carico sono definiti “anti-dive” all’avantreno e “anti-squot” al retrotreno.
Effetti collaterali
Un retrotreno che si alleggerisce troppo, conduce inevitabilmente al fondocorsa se gli ammortizzatori anteriori sono “flaccidi” o scarichi. Così la vettura si comporta praticamente come se fosse priva di sospensioni: la mancanza del loro provvidenziale effetto smorzante può portare a repentini sovrasterzo, penalizzando pure l’inserimento in curva. Ma si riscontra anche un piccolo vantaggio per le vetture a trazione posteriore. In accelerazione, infatti, si gode di una miglior trazione in uscita di curva, perché quando il carico si trasferisce al retrotreno aumenta la spinta verso terra delle ruote e si può contare su una maggiore presa dello pneumatico.